I Diritti sul Concepimento (una Storia) Un storia che spiega come certi diritti siano diventati privilegi, e danneggiano e distruggono altri diritti altrettanto validi come quelli dei padri e dei figli, esseri umani a tutti gli effetti che però non hanno le stesse libertà e possibilità di vita. Sono il padre naturale di un bambino di 7 anni, Fabrizio. Sua madre, oggi 40enne, con la quale ho avuto una storia d'amore ed una convivenza durata alcuni anni, finita tragicamente con una malattia terribile, altamente invalidante, cronica e degenerativa, non mi ha mai informato della nascita del piccolo fino a che circa un anno fa, svolgendo attività di volontariato a Campi Bisenzio, non mi è sovvenuto di ricontattare la mia ex per sapere se potevo essere di aiuto anche a lei.. In risposta alla mia lettera il giorno successivo ho ricevuto una telefonata: "ciao Mauro, sono F., abbiamo un bambino, si chiama Fabrizio, ti somiglia moltissimo". Ho così conosciuto mio figlio, un bambino bellissimo e, per fortuna, sano. Fabrizio non era mai stato al mare, né sapeva cos'è un cono gelato, ma ripeteva fra sé e sé che da grande sarebbe andato a cercare il suo babbo per terra e per mare. Viveva e vive segregato in casa (a parte la scuola) con la madre e la sua sedia a rotelle, e i due nonni vecchi e malati; i servizi sociali mandano una donna per portarlo fuori due ore la settimana (ma non sempre vuole uscire), quattro ore la settimana per fare le pulizie in un appartamento di 120mq.. Ma dopo che è stato detto a tutti che io sono il padre del bimbo, sua madre, forse per gelosia, visto l'attaccamento di Fabrizio al suo babbo, forse per altro, quella mamma che non ha mai preso in braccio suo figlio, né preparato da mangiare, fatto il bagno, tagliate le unghie...ha cominciato a dare in escandescenze, arrivando a proibirmi di toccare il bimbo, di andarlo a riprendere a scuola, pretendendo che io lo vedessi solo in casa in sua presenza. Mi sono rivolto allora ad associazioni, assistenti sociali, consulenti legali. Mi è stato detto che non ho nessun diritto sul bambino (!), di parlare con la madre e chiederle che mi riconosca come padre; ma la risposta di lei è stata un secco rifiuto, arrivando ad urlarmi che il bambino non sarebbe mai stato mio, che l'assistente sociale le avrebbe detto che io non potevo fare assolutamente niente senza il suo consenso, e questo lei non l'avrebbe mai dato. E' arrivata anche a minacciare di denunciarmi se fossi andato a parlare con le insegnanti del bimbo. L'unica via è fare ricorso al Tribunale dei minori affinché sia riconosciuta la mia paternità. Purtroppo io sono anche disoccupato da molto tempo, e con scarse prospettive data l'età ed i tempi che corrono, e non posso permettermi un avvocato. Si è presentato allora il doppio problema di trovare un legale esperto in diritto dei minori e che allo stesso tempo acconsenta al patrocinio a spese dello Stato, uno Stato in cui i diritti sulla carta esistono, ma per cercare di ottenerli bisogna faticare e guadagnarseli. Non avendo conoscenze vagavo nel buio e nella disperazione più totale finché non ho conosciuto questa associazione (www.Paternita.info), ora perlomeno so che siamo un esercito di uomini che soffrono e lottano con le unghie e con i denti per vedersi riconosciuto il diritto di fare il padre dei propri figli. E' dal 5 luglio scorso che non vedo mio figlio, se non da lontano, quando sale e scende dal pulmino che lo porta a scuola, non passa giorno, ora, che non pensi a lui. CAMPI BISENZIO 19 Marzo 2009, Festa del Papà >> SCARICA LA STORIA IN FORMATO PDF << TORNA INDIETRO |