I SOGNI DI UN PADRE SEPARATO

Sono fuori da un campo di mini-golf, all'ingresso c'è un uomo in divisa, all'uscita mi pare di no. Mi butto contro corrente tra le persone che escono con nonchalance. Una guardia grande e grossa mi placca con il suo grosso braccio destro. Parlo e dico - "sono io, guardi sono Mario Rossi, tenga un documento, aspetti… accidenti la carta di identità è in macchina (non era vero era a casa), tenga la patente, sono il padre di una bambina di quattro anni che è qui dentro, non la vedo da mesi, non ho resistito, sono dovuto entrare" - l'uomo in divisa, a dire il vero più giovane ancora di me, capisce, lo sguardo buono e la presa che si allentano mi fanno capire che posso andare.

Mi affaccio al parco non vedo niente, vado avanti dalla 24esima buca in su pensando che saranno alla fine. Mentre mi muovo scompostamente però vedo un esserino piccolo che parte a correre giù per un marciapiede. Guardo bene, e si è lei! Ci metto qualche secondo in più a riconoscerla perché ha i capelli quasi a zero e quando l'avevo lasciata l'ultima volta li aveva lunghi a caschetto, però riconosco il sorriso, lo riconoscerei da un chilometro. E' felice di vedermi, mi corre in contro in discesa così forte che rischia di cascare con la sua buffa andatura che sembra ancora più un galoppo di cavallino che la corsa di una bambina. Le vado in contro anche io, ci siamo, la prendo in braccio, ci abbracciamo, una stretta forte intorno al collo. Io continuo a correre come un pazzo per il parco e salto, a voce alta dico - "belloccia! Belloccia!" - come le dico sempre, un bambino poco più grande e grassottello intorno dice "belloccia, belloccia!" anche lui come rapito da quell'entusiasmo. Sono felice.

D'improvviso mi sveglio, è notte fonda, mi sembra tutto così irreale, sto sudando, il cuore mi batte forte e sono ancora agitato. Ho sognato. Che bel sogno. Mi affiora un po' di tristezza. E' un mese che non vedo la mia bambina. Me ne affiora ancora di più quando penso che forse quando sentirà la mia voce non correrà così, o non si girerà, e dovrò trovare la forza ancora una volta di ricordargli che "il babbo si saluta e gli si da un bacino" specialmente quando non lo vedi da tanto, devo farlo io perché purtroppo non c'è nessuno a ricordarle questo. Mi penetra dentro un senso di tristezza, mi sento emarginato, ma non dal mondo, dalla mia vita, quella che vorrei la vivo nei sogni, quella reale in questi anni di separazione è piena di vuoto, di natali da solo, di estati tristi ed interminabili senza mia figlia.

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