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E' agli occhi di tutti oggi che tanti genitori non educano i figli.
Non li aiutano a maturare, autonomi di pensiero, sani e indipendenti.
Al contrario li monopolizzano o (apparentemente) li ignorano lasciando in loro
varchi ed ingenuità per poter almeno in parte continuare a muoverli:
tanta è la paura di perdere il controllo, di sbagliare, di essere giudicati, di perderli.
Chi educa sa che non è poi così difficile (e che “mestiere impossibile”
è una invenzione di comodo) premesso che si sia onesti con se stessi, disposti a rimettersi in gioco.
In tale contesto mi preme sottolineare un aspetto molto crudele e disumano che un genitore
può compiere pur di non “lasciare” libero il figlio di vivere e pensare nel mondo:
parlo dell’abbandono e del ricatto emotivo.
Questo avviene quando il genitore usa la forza viva del legame per fare leva su di te e piegarti al suo desiderio. Magari un tuo gesto, una tua scelta non gli piace. Ma anziché rispettarla o discuterla si mette su un piano di “o me o la tua scelta” e su essa ricade un pesantissimo fardello che sarà quello di perdere la relazione (autostima, fiducia, sicurezze, ..) con la persona a cui si vuole bene. Ricatto più palese (“se fai questo non ti parlo più”) o più subdolo e velato in tristezze, ipercritica, aggressività, silenzi, assenza, tutto ciò che è necessario per far maturare in te il dubbio il senso di colpa che quella tua decisione nuocerebbe ad una persona a te cara.
" Al giorno d'oggi sono state scoperte medicine per la lebbra, la tubercolosi e molte altre malattie,
ma non penso per la solitudine ci sia alcuna cura se non la presenza e l'amore. "
(madre teresa di calcutta)
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Presa di coscienza e distacco emotivo da certe persone sono la cura, anche se non è facile.
Ma in qualche modo dovremo traghettare le nostre aspettative ed i nostri sentimenti verso qualcuno o qualcos’altro, un viaggio, un lavoro, un partner, figli, amici, amor proprio, stando sempre attenti a non ripetere il meccanismo insinuato (spesso ad esempio si ripete sul partner o sui figli) ed a non confonderlo con l’amore.
Non è la solitudine che fa star male (condizione tra l’altro naturale,
i bambini ad esempio ci stanno per ore, come tanti adulti) ma è la ferita ed il senso di abbandono ed è li,
nel profondo di queste leve, che dobbiamo andare a lavorare per
maturare guarire e conoscere l’animo umano.
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