Essere Genitori, sentimento Universale.
di paternita.info
pubblicato dall'agenzia stampa FIDEST
- da politicamentecorretto.com
- adiantum.it
- quotidiano bresciaoggi
- l'avanti
- e dal periodico pensalibero
- editoriale settimanale cammino.it e commento del direttore SIR Agenzia della CEI Paolo Bustaffa
C’è una cosa in particolare di mio padre che vorrei ricordare, una cosa molto semplice
ma anche molto importante. E’ il suo modo di fare il genitore.
Quando ero piccolo ed eravamo io e lui era padre per me, quando c’erano altri ragazzi
invece era padre per tutti.. nessuna preferenza, sguardo particolare, favore,
tutti sulla stessa barca, nel bosco o su un campo di calcio.. tutti fratelli,
tutti con le stesse regole e con le stesse opportunità di merito.
Questa cosa era molto diffusa tra gli adulti del secondo ‘900 perché essendo molti padri
mai tornati dalle guerre era frequente il prendersi carico di bambini e ragazzi meno fortunati,
ma non solo.. era anche un modo di esercitare quei valori della Costituzione Italiana appena scritta,
valori di fratellanza e unità dove a caro prezzo si era visto il lato oscuro del possesso
e dell’individualismo spinti agli eccessi.
Condividere i figli e donare la genitorialità non era dunque solo atto di compassione
e bontà ma anche spessore di persone lungimiranti che avevano intuito il significato
complesso dell’esistenza e che niente era tuo per sempre tanto meno una vita nascente
di cui eri custode assieme ad altri e soprattutto coltivatore per il futuro.
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Negli occhi di chi ha avuto un padre così e ne ha capito il significato si può ancora vedere
la convinzione di chi sa che l'amicizia, l’apertura, la trasparenza e l’onestà sono l’unico modo
per andare d’accordo, mettere insieme delle regole comuni e costruire una società
che rispetti sia l’individuo (uomo e donna) che la collettività e la sua necessaria coesione
e straordinaria forza umana.
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Oggi vedo spesso mamme (e talvolta mammi) che invece trattano i propri figli in modo troppo esclusivo, egocentrico, privilegiato, materiale, fanno continue differenze con i figli degli altri (da come vestono a come sono educati a come vanno a scuola o guadagnano) e invece che parlare con le altre mamme e trovare amicizia e punti d’incontro, si chiudono nella critica, nel bisbiglio, ma soprattutto chiudono i loro figli prematuramente tra le mura altissime dello scetticismo, del mal pensare, della sfiducia, quasi come se il successo del prossimo fosse l’insuccesso proprio, il progresso di uno stato il regresso di un altro.. ed insinuano lentamente nelle giovani menti una domanda, una posizione di scelta.
Ma è una domanda stupida e ottusa, che non ha senso farsi ed incentivare:
l’unico progresso possibile è quello mio e del prossimo assieme,
degli individui e della collettività, del mio stato e di quello accanto, chi sceglie o vuole scegliere
sbaglia perché i due piani sono legati e non possono che progredire e regredire assieme.
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I genitori del futuro dovranno perciò essere più aperti alla condivisione, pensare più globalmente,
consapevoli di crescere i figli in una grande unica città dai mille quartieri, che è il mondo.
Ci sono regole da riscrivere è vero, ma anche altre da preservare come questa semplice che ho
appena raccontato e che è bellissima perché ti permette di essere ovunque e di poter sempre incontrare
uomini e donne che ti fanno sentire a casa tua, perché sebbene lingua, colori o usanze
possano essere diverse, l’essere genitori o figli è sempre la stessa cosa.
La conoscenza viene soprattutto quando faccio lo sforzo di cercarla:
se non la cerco non sarò libero, se non la dono non sarà libero il mio mondo.
(sopra, una papà.. ed una mamma)
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