IL SENSO DI LIBERTA'. (parte 2: la desolazione)
l'importanza del prendersi carico di se stessi - di paternita.info



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Ma l'uomo non ha saputo proteggerlo. Crescere vuol dire intristirsi.. vuol dire consumarsi, deperire, vuol dire problemi, rinunce, sofferenza, responsabilità, preoccupazioni, sobrietà, austerità..

No. Questo è quello che ci hanno detto Loro. Perché avevano perso l'amore per la vita, avevano perso gli occhi di quel ragazzino che guardava il mondo con stupore e attenzione ai dettagli, che voleva vedere, sapere, toccare, andare, vivere.

Quando decidiamo una strada, che per noi è importante, dovremmo prima di tutto "sentire" se questa ci porta lontano o no dalla nostra natura. Se ci porta lontano da Noi allora è una strada sbagliata.. chiunque sia a dirtelo.. conta ciò che senti, ciò che sei.. poco importa se sarò pescatore o manager, se farò cinque figli oppure tre.. ciò che conta è che possa continuare a sentire quella brezza, la vita scorrere dentro, sentirmi tutt'uno con quel ragazzo sul prato, parte della natura pulsante, e con lui respirare, sperare, desiderare, fare e farmi nuove domande, scoprire, ambire, inventare, volere.

Ci hanno insegnato che la vita si spenge con l'età. Ma non è vero.

La vita si spenge solo quando non ci prendiamo carico di noi stessi, e dei problemi che incontriamo. E si è spenta ogni giorno di più quando non l'abbiamo fatto, ogni volta che abbiamo pensato che le difficoltà, le sfide, gli accadimenti, fossero solo un ostacolo, invece, era una possibilità di crescere. Quando non elaboriamo un problema, piccolo o grande che sia, questo diventa un buco, una ferità che perderà sangue, un'ombra nella nostra coscienza, un peso che ci porterà giù in fondo, lontano da quel prato in collina, in un posto buio dove non si vede e non si sente niente, nessuna gioia.. solo lamenti e dolore; è l'inferno dei vivi, di quelli che non riescono a trovare le scale per l'uscita e che alla fine si convincono.. che le scale non esistono..

..e allora iniziano a odiare tutto e tutti, e se vedono uno che è caduto o che prova ad uscirne.. lo aggrediscono, lo tirano giù, lo avvolgono, lo soffocano, lo uccidono.. hanno rabbia, dolore, solitudine, cupidigia, fame, morte.



Ora ho capito.. ho capito dov'è quella scala. Non la trovavo sino ad oggi perché.. me la immaginavo robusta e possente,
grande e luminosa, con tanto di cartelli "paradiso qui".
Invece no, è una scala piccola e brutta, faticosa, nascosta dietro le barcane, le bugie, nell'ombra, storta e sporca.

Quella scala si chiama Ansia. Ogni giorno che siamo fuggiti da una difficoltà, dalla realtà, da un evento.. invece che elaborarlo, accettarlo, risolverlo, amarlo.. abbiamo sceso un gradino di quella scala.. angusta, coperta di cenere.

L'inconscio ci diceva di reagire, di affrontare ma.. ma noi abbiamo avuto timore.. e cattivi consiglieri che ci hanno indicato la via facile, banale.. quella dei ciechi.. o dei vigliacchi.. e abbiamo accumulato paure, ombre, angosce, chiusure.


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L'ANGOLO DIDATTICO..

L'inconscio parla con noi..
ma noi parliamo con l'inconscio?

Nell'inconscio risiedono i nostri lati più ombrosi, i nostri dubbi, le nostre paure, tentazioni, angosce, ma insieme ci sono anche i nostri desideri più reconditi, profondi, autentici.
Non voltiamoci dall'altra parte.